Arte e tecnologia in Corea del Sud: tre mostre per una prospettiva occidentale
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2039-2281/20970Parole chiave:
arte contemporanea, information age, cyberpunk, postumano, arte visivaAbstract
Questo saggio propone un confronto tra l’arte contemporanea della Corea del Sud e l’arte dei paesi occidentali, attraverso le mostre personali di tre artisti sudcoreani di generazioni diverse che nel loro lavoro affrontano questioni mediali e tecnologiche: Nam June Paik, Lee Bul e Anicka Yi. Le mostre prese in esame, che hanno suggellato l’importanza di questi artisti su scala globale, sono le seguenti: Exposition of Music – Electronic Television di Paik presso la Galerie Parnass di Wuppertal, Germania, 1963; The Monsters Show di Bul presso Le Consortium di Dijon, Francia, 2002; e Life Is Cheap di Yi presso il Guggenheim Museum di New York, Stati Uniti, 2017. Attraverso lo sguardo di questi artisti sudcoreani è possibile comprendere meglio i parametri del pensiero tecnologico in occidente, in epoche ben precise, la information age, in questo caso gli anni Sessanta, la cultura post-human e cyberpunk degli anni Novanta e la più recente svolta post-Internet degli anni Dieci. Le tre mostre mettono in luce una serie di relazioni, rispondenze, reciprocità e ricadute tra l’Europa e gli Stati Uniti da un lato e l’Asia orientale dall’altro, ma anche peculiarità e differenze che denotano diverse concezioni e gradi di impatto dei media e delle tecnologie digitali nei rispettivi paesi. Ne deriva, infatti, una necessità di superare i tradizionali parametri di tecno-orientalismo di stampo colonialista, a favore di nuove forme di interpretazione di un peculiare pensiero tecnologico orientale, quale per esempio la concezione di “Cosmotecnica” elaborata di recente da Yuk Hui.
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