Cambodian Performing Arts in the Era of UNESCO’s Intangible Cultural Heritage
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2039-2281/18695Abstract
La tutela del Patrimonio culturale immateriale (Intangible Cultural Heritage – ICH) promossa dall’UNESCO sta alimentando un vivace dibattito nel settore delle arti performative cambogiane. Il riconoscimento di ICH conferito dall’UNESCO si traduce in una maggiore attenzione internazionale e in nuove opportunità economiche per la tradizione selezionata, il che contribuisce a preservare pratiche culturali che rischiano di scomparire. In Cambogia, soltanto un numero esiguo di insegnanti e interpreti è riuscito a sopravvivere alle brutalità perpetrate dal regime di Pol Pot (1975-79), e l’inserimento di tali tradizioni artistiche in uno scenario globale, anche in ragione della strategia culturale portata avanti dall’UNESCO, ha favorito la rivitalizzazione e ricostruzione di repertori vecchi e nuovi. Questo è certamente il caso della tradizione musicale del Chapei Dang Veng e del teatro-danza Lkhon Khol Wat Svay Andet, generi che sono stati iscritti nella List of the Intangible Cultural Heritage in Need of Urgent Safeguarding, rispettivamente nel 2016 e nel 2018. Tuttavia, considerando l’effetto di branding, il quale è strettamente correlato al processo di patrimonializzazione e alle liste UNESCO, il concetto di ICH sembra aver favorito il turismo di massa e, più in generale, un’eccessiva commercializzazione e folklorizzazione delle pratiche culturali. Tradizioni che, come conseguenza, vedono eroso il loro significato religioso.
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